Il Trail Running ha rotto il cazzo


Poi c’è quell'amico che in una fresca serata di fine luglio, con lo sguardo di quello che ha provato ogni sport del mondo, confessa a te e al gruppo la sua inaspettata e questa volta definitiva scelta: “Belin, da domani pratico Trail Running!”.

Siete alla Pecora Nera, che è considerato il più esclusivo avamposto dei runners della Liguria. Probabilmente di tutto il Nord-Ovest. Al bancone stanno spillando la nuova IPA della Fabbrica della birra di Busalla. Le patatine fritte escono dalla cucina in continuazione. Vi siete seduti da pochi minuti, avete sfogliato e letto gli ultimi articoli del Vangelo, quelli scritti da Pizzolato e Albanesi.

Arriva Franco con il mano il suo nuovo acquisto: delle coloratissime scarpe da corsa, il modello minimale con il quale correre anche la maratona. Alcuni lo prendono in giro, lui afferma di averci già corso più di 100 km senza nessun dolore articolare e ancor di meno muscolare.

“Sì, figgeu, da domani correrò in montagna". "Da tempo che volevo e adesso ho finalmente trovato lo stimolo” spiega il tuo amico con l’enfasi e l’umiltà dell'ultimo arrivato alla Scalata del Diamante. Tu lo sai che è falso, falsissimo; sportivamente siete cresciuti insieme e te lo ricordi benissimo a quell'edizione della Vivicittà che aveva preparato per 6 mesi con una intensità e una dedizione che solo uno come Alberto Cova poteva esprimere.

Ricordi benissimo il suo gesto di esultanza, le mani alzate per il 27° posto raggiunto. Ricordi con chiarezza la sua falcata in sopraelevata, alla Mezza Maratona di Genova, a 3'55" al 17° km. Ma più di tutto la sua leggerezza e l'armonioso movimento. Ricordi perfettamente le sue parole, una volta tagliato il traguardo: “Ma come si fa ad allenarsi senza il fartlek? È proprio da coglioni!”. Tu sai tutto questo. Ma taci. Federico, che siede accanto a lui, chiede: “Ma quindi, niente più ripetute in pista?"

Ad un certo punto, abbandoni tavolo, inciso di citazioni e aforismi, tra le quali si evidenzia “Si lavora e si fatica per la Maratona e per la fica”, incisa certamente da qualcuno che ritornava dal suo personale sui 42 km e spicci.

Lo immagini prima della partenza, con il suo nuovo compagno di corse (che ci tiene a precisare: corre sullo 'sterrato' dal 1993) a parlare di quanto morbide sono le nuove scarpe, ma altrettanto protettive. Te lo immagini con il buff in testa, con l'espressione e la determinazione di un guerriero prima del combattimento. Te lo immagini quando, durante una crisi in totale solitudine a 2300 m, maledirà la sua scelta rimpiangendo la rassicurante strada dove sempre qualcuno è a vista. Te lo immagini all'arrivo, dopo il traguardo che in una esplosione di adrenalina e felicità che urla: "Gordon Ainsleigh make me pure!".

Pensi a tutto questo mentre il tuo amico sfoggia la sua nuova borraccia a mano. Ti alzi pacatamente, ti avvicini sorridendo, prendi la borraccia e inizi a sbatterla sulla sua testa con forza, scoprendo che tali strumenti sono adatti non solo ad abbeverare un assetato trailer. "Ma sei rincoglionito???!", urla incredulo e dolorante. Non rispondi, torni al tuo posto. Hai un’espressione rilassata, incredibilmente rilassata. I tuoi amici non capiscono ma intuiscono che lo stai facendo per tutti loro. Ti guardano con complicità.

“Il Trail Running ha rotto il cazzo!” dici allargando le braccia come a significare “dovresti ringraziarmi, perdio,  lascia perdere quel cazzo di sterrato!".

Allora ti metti ad elencare.

Il gonnellino di Emelie che non fa vedere niente; il tatuaggio di Fernanda che fa intuire molto; Bruno Brunod che se aveva le scarpe buone era più forte di Kilian Jornet; Kilian Jornet e i suoi record; le foto storte di Ian Corless; Scott Jurek e il suo regime alimentare; le scarpe con drop 4 mm e la corsa naturale; il costo delle iscrizioni e la proporzione 1€/1km; i pacchi gara straripanti di carta straccia e inutilità varie; il materiale obbligatorio mai controllato; i pranzi e le cene pre e post-gara con bicchieri di birra sempre vuoti e mai un trailer davvero 'pieno'; i gel e le proporzioni tra i diversi carboidrati; la bandelletta ileotibiale; i vertical e i verikal; Born To Run-Caballo Blanco-McDougall tutti insieme, l'origine di tutto: il Fell Running; le calze contenitive più utili all'estetica che all'efficacia cosi come pantaloncini&maglietta indossati come si stesse per fare un giro in centro il sabato pomeriggio; il trailer Hipster; le foto ai GPS con distanze e altitudini; le foto alle scarpe per descrivere una gara, un allenamento e le relative emozioni; i ringraziamenti agli sponsor piuttosto che a madre natura, alla propria integrità fisica e alla propria determinazione; i team, cazzo, i team!; i racconti di Franz Rossi; gli aforismi di I Am Trail Runner; il TOR che se non lo fai non capisci, l'UTMB che è commerciale; la Western States che è un sogno.

Il silenzio è piombato nel locale. Il tuo amico, ancora scosso dall’uso improprio della borraccia cerca con lo sguardo un aiuto degli altri. Che non arriverà. Lo sai che tanto è tutto inutile: continuerà pubblicamente a disprezzare il podismo e i 'canottierati'.

“Sì, il Trail Running ha proprio rotto il cazzo” pensi. Poi, prendi il libro di Linus dallo scaffale del corridore, inizi a rileggerlo e ti senti in paradiso.​​

[  Liberamente copiato/ispirato a Malcom Y  ]