Gran Trail Valdigne 2012

Non lo nascondo: non avevo mai corso in montagna, pur praticando 'la corsa in montagna'. Gli appennini sono insidiosi, duri. Da rispettare. Ma la montagna è diversa. Il GTV, il Gran Trail Valdigne, manco a pensarlo, capita in momento particolare. Sembra l'abbinamento perfetto: Trail e problemi. Ma è la vita.


Si parte il Venerdì. Courmayeur ci accoglie con cielo grigio e temperatura piacevole. Il Monte Bianco, nascosto, ci scruta.  Che strane prospettive. Circondato da montagne che sembrano che ti cadano adosso. Siamo al sicuro, vero?

Mi sistemo in hotel, situato a ridosso del fiume Dora, in piena. Particolare non da poco: la stanza assegnata è a 3 metri, non di più, da letto del fiume, davanti ad una 'rapida'. Un rombo continuo al quale non do il giusto peso. Lascio le borse, poi in centro del paese con gli altri della Sispsortgym. C'é anche Alessandro con i figli. Lui non correrà, ma è un local di
questi luoghi. Normale salire lassù e scendere dall'altra parte. Difficile, ma normale. Non preoccuparti Daniele.

Non mi preoccupo, sono semplicemente spaesato. Maschero ciò con banali sorrisi di circostanza. La mia testa, poi, non è mai partita da Genova.  Si fa sera, ci si dà appuntamento a Morgex per pasta-party e briefing curato dall'organizzazione, oltreché ritiro pettorale. Arrivano anche i Grandi Vecchi: la squadra è al completo. Il briefing è atteso soprattutto per il tempo metereologico, la pioggia ha già iniziato a bagnare Morgex. Non sono previsti fenomeni intensi,  ma la prima parte della gara sarà bagnata, poco per noi della 57, un bel po' di piu per la 100.

Un po' di coda nel tendone, poi tutti seduti al tavolo. Si mangia, si parla e si stempera la tensione. Ma che ci faccio li? continua a rimbombarmi nella testa. Rimbombo che prosegue, e si trasforma, quando tornerò nella stanza, insieme a Beppe, compagno di avventura. Il fiume è cresciuto, minaccia quasi una esondazione, ma che ci assicurano mai accaduta. Si prepara lo zaino, l'abbigliamento. Un po' di musica, poi solo il fiume.

Incessante e costante: non chiuderò occhio. E' assurdo, ma l'agonia è anche veloce. La luce arriva presto. Sono stanco? Non lo so: mi sembra di vivere una realtà virtuale dove le sensazioni sono annebbiate e le percezioni sfasate.

Usciamo di buon ora, prendiamo mio fratello a Pré Saint Didier e in breve arriviamo a Morgex. Tempo di parcheggiare e assistiamo alla partenza della 100 km. Cavallo subito in testa. Poi i compagni di società: Stefano e Luca, seguiti da Massimo ed infine Gianfranco. Piove non forte, ma laggiù, dove dovranno passare, non è bello.

Ci ripariamo al palazzetto, dove lasciamo le borse, e aggiustiamo gli ultimi dettagli. Un poco di tepore non guasta. Mancano 15 minuti, la zona della partenza è li vicina. In poco tempo ci raggruppiamo: un po' di foto, un po' di musica, e via! All'inizio è asfalto, poi si sale verso Pré Saint Didier, dove incontriamo il primo ristoro e punto di controllo manuale. Già tanta gente sul ciglio della strada e dei sentieri: tanti applausi e tanti campanacci al seguito.

Arriviamo a Courmayeur dopo circa 10 km, il cielo si è un po' aperto e non piove più. Siamo ad un ristoro principale, c'é un po' di affollamento. Raggiungo il Grande Gino, su di giri per aver perso borraccia e alimenti, e Beppe che si sta ricomponendo. Il primo riparte subito e scompare via veloce. Beppe mi aspetta e con lui arrivo  prima al centro del paese, poi all'inizio della temutissima salita.

Lui ha più benzina ed energia, lo vedo salire veloce e velocemente lo perdo di vista. Io mi accodo ad altri partecipanti e salgo costante. Inizio ad usare i bastoncini, che saranno un aiuto non indifferente. Ancora spettatori che ci incitano, poi si fa serio. Transitiamo nel bosco, poi in un tratto aperto, e poi di nuovo in un boschetto: gli alberi urlano mossi dal vento. Non fa freddo, ma la schiena è sudata, ed ogni tanto qualche raffica mi raffredda. La vegetazione diventa più rada, ci sono tanti fiori ed un tratto è profumatissimo: mi sembra liquirizia, ma questo non è il luogo.

Dall'alto una maglia Sisportgym: è Mauro, distante non più di 5 minuti.  Scatto foto, la fatica è presente ma riesco ad andare bene. Butto giù un gel, il secondo, prima del tratto finale che vedo e mi spaventa: zig-zag sino al Colle Licony. Tanti trailers colorati tracciano il paesaggio. Ogni tanto mi fermo, guardo in basso, prendo fiato e riparto. Il silenzio è rotto solo dal vento e da due voci presenti e per nulla affaticate: sono Roux e Gazzola che salgono a passo, per loro, di scampagnata.

Li faccio passare, uno mi da la pacca sulla gamba, l'altro mi incita. Ringrazio, ma è una parola. Tempo di girarmi che alcune urla di chi più in alto avvisa di un masso, piuttosto grande, sta cadendo giù. Ci passa accanto, per fortuna a distanza, ma sotto c'é altra gente. Le urla di tutti fanno eco nella valle. Il masso prosegue la sua strada senza fermarsi su nessun trailer. Per fortuna.

Si scollina, che vista il lago Licony! Paesaggi da favola. Punto di controlo. Fa freddo, metto subito il guscio, rispondo ad un SMS e bevo un poco. Riparto piano-piano, ma sto bene. si costeggia il lago, e si scende gradualmente. Altro punto foto, sorriso e adesso via. Riesco a superare un po' di concorrenti. Le gambe in discesa mi tirano sempre bene. E questa discesa tira.

Da prestare attenzione, però: le traverse di legno sono frequenti, a volte nascoste. Spunta il sole e ora fa caldo. Le cascate sempre presenti ci accompagneranno anche in altri tratti e... TONF! M'imbelino, ma non so come. Complice i bastoncini in mano cado sul fianco, ma nulla di ché. Il dolore è invece il crampo mi prende al polpaccio destro. Urlo, ma non ha effetto. Un  trailer davanti si gira, mi guarda e riparte come nulla fosse. Un altro mi passa accanto e mi dice: - la caviglia? - No, crampo! rispondo con difficoltà intento a tirarmi il muscolo. Anche lui passa dritto. Nessuno dei due accenna ad un aiuto. Male, peccato.

Mi rialzo, riprendo piano, poi di nuovo con ritmo. Il ristoro è laggiù che sembra non avvicinarsi mai. Poi, eccolo: mi servo di acqua e coca-cola. Sono un po' stanco anche perché questa discesa l'ho tirata e credevo di essere già a Planaval, distante ancora qualche km. Riprendo a camminare, il vento soffia forte. I panorami sono eccellenti e le foto non possono mancare.

Tratto in costa, poi dentro il bosco. Raggiungo una ragazza che saluto e mi dice che probabilmente si fermerà: non ha la testa per continuare. No! Le rispondo. Andiamo assieme, piano, ma assieme. Ma il suo ritmo è più lento del mio e anche lei mi invita a non fermarmi. Arrivo a Planaval correndo. Per ora bene, anche se un paio di momenti critici li ho superati.

C'é affollamento. Rivedo Beppe, già pronto a partire. Mi fermo un poco di più. Gel, acqua, coca-cola e un pezzo di pane. Riempio la borraccia, ma non il camel-bag. Me ne accorgerò dopo 300 m. Mi fermo un attimo indeciso se tornare indietro o meno. Ma anche in questo tratto ci sono cascate e tanta acqua. Sfido il pericolo degli alpeggi e appena un poco più un alto, verso sali e Vitargo nel camel-bag e riempio la borraccia di acqua. Prima di chiudere il tappo guardo all'interno: sembra limpida anche se puntini neri ci sono. Rischio? Forse, ma andrà tutto bene. Altro splendido vallone, poi si sale intensamente. Costeggiamo un'altra cascata, poi tratto in altitudine verdissimo.

Ogni tanto corro, ma sono stanco. Cammino comunque a ritmo discreto. All'alpeggio Rantin un signore (probabilmente un pastore) ci saluta e si gode i passaggi di questi 'pazzi'. Lui lassu ci lavora... Arriviamo a Tramail des Ors. Mi fermo anche qui qualche minuto e mi godo l'ennesima coca-cola prima dell'ultimo strappo in salita. I volontari sempre sorridenti e gentili come in ogni altro ristoro. Aiutano non poco in quei momenti in cui sei emotivamente debole e cerchi una qualsiasi parola, anche di circostanza.

Riprendo e vedo i trailer lassù verso la vetta della cima di Punta Fetita. Salgo piano-piano. Ad un certo punto vedo la corda sul lato del sentiero. Ta - da! Tratto attrezzato, che per me significa patimento, ansia e paura. Ho il guscio, tira vento forte e i bastoncini in mano. Il respiro, affannoso, rimbomba dentro il cappuccio e quindi nelle mie orecchie. Non guardare giù! Cammino piano, guardo solo il sentiero anche se ho paura che qualcuno arrivi alle spalle e chieda strada. Anzi, sono terrorizzato che Cavallo suoni il clacson!

Ma anche questa passa, scollino ma vedo che si sale ancora. Tratto meno esposto, ma il vento è più forte. Chiudo i bastoncini e riprendo timoroso verso la cima, con la paura che qualche altra sorpresa si presenti. Non sarà cosi, punto di controllo manuale e via. Ora si scende tranquillamente. Ma siamo ancora in alto. Inizio ad aumentare il passo, ma ogni tanto rallento. Inizio ad essere un po' stanco, sul serio. Entriamo nel bosco, ed entra il turbo. Il terreno soffice invita a correre. La gambe tengono, alé!

Supero qualche concorrente, uno davanti mi tira, sino a quando non si ferma per togliersi la giacca, il vento è sparito, il sole ancora alto in cielo scalda. Passo anche lui, ma poi mi fermo anche io per lo stesso motivo. Arrivo a Charvaz, mi siedo un paio di minuti. La discesa è stata anche questa veloce e intensa, voglio e devo riprendermi. Raggiungo anche qui Beppe, lui riparte e mi dice ci vedremo sulla strada. Un po di coca-cola un pezzetto di barretta ai cereali e via.

Un concorrente, simpaticamente, mi confida: - anche tu usi la Coca-cola, eh!? Deve avere un effetto particolare sull'acido lattico! - E', semplicemente, l'effetto lo zucchero e la caffeina, gli rispondo. Zucchero è caffeina che dopo 10 minuti fanno il loro effetto. 'Prendo' Beppe e lo tiro. Arriviamo all'asfalto. Bevo un bicchiere di acqua da un ristoro autogestito da ragazzini: grazie!

Ora verso La Salle, il ritmo è costante. Ed è Beppe che mi tira. Ancora volontari, ancora applausi. L'arrivo è quanto mai entusiasmante per le tante persone ai lati della strada. Mi prendo gli applausi e ricambio, felice e stanco. Resto sotto le 11 ore. Potevo fare meglio, ma non importa. Nessun minuto di sonno mi hanno condizionato non poco.

I risultati dei compagni di società.

Nella 100 km: Stefano, un eccellente 18° posto,  Massimo si è fermato intorno al 60°, Luca al 40°, Gianfranco dopo 20 circa. Nella 57, prestazioni di rilievo: Andrea sotto le 9 ore,  Fabio appena sopra, per il Grande Gino un entusiasmante 9h 47', Mauro ha impiegato quattro ore in meno dell'anno prima! Manca solo uno all'appello, ma ci sarà tempo anche per lui. :-)

Di seguito alcune considerazioni pseudo-tecniche personali.

- Abbigliamento -

Le scarpe Asics Trabuco 13 tengono bene. Ma dopo i 40 km inizio a soffrirle, sentendole 'dure', soprattutto in punta. Mi trovo meglio con quelle consumate che uso in allenamento, anche se ci corro meno km. Postura sbagliata oppure innato orientamento al 'minimalismo'? Vabbé, non esageriamo, và! Farò altre prove.

Ho usato i pantaloni sotto il ginocchio Decathlon. Sarebbero stati più che sufficienti i normali 'ciclisti'. Anche a livello di  'sicurezza' sono inutili. Non è una sbucciatura che mi mette in pericolo di vita. Un cambio di maglietta a Planaval.

Zaino Salomon è discreto, ma mi fa sudare un sacco nella zona lombari pur avendo il sistema di aereazione. Non so: non mi convince. Calze Mico. Buone, nessun fastidio particolare. Forse un po' troppo 'spesse'. Molto utili, per me, i bastoncini. Ho usato i Ferrino Tour SS12.

- Alimentazione -

A parte un pezzo di pane a Planaval, ho sempre e solo bevuto o acqua o coca-cola.
Consumati 4 gel GU Energy. Altro pianeta rispetto alle marche italiane più conosciute, sia per qualità che composizione. Poi due borraccie da 500 ml con una pastiglia Nuun e 3 misurini di Vitargo in ciascuna. Le Nuun sono di buon gradimento, ma dopo un po' anche il gusto prima piacevole e delicato diventa stucchevole. Proverò a diminuire la dose. Per il motivo che spiego ora di seguito.

Ho un metabolismo molto lento. Generalmente pur non mangiando molto 'ingrasso'. Ergo: brucio poco, anche sottosforzo. Considerazione rilevata dopo prove e rilevazioni personali. Ovviamente sarebbe opportuno e necessario degli apporfondimenti di professionisti, ma per ora sto avendo riscontri positivi. Attenzione! Io sono il medico di me stesso!

Bere, mangiare o integrare a cadenza regolare senza valutare le reazioni dell'organismo, o ancora meglio: le reazioni del proprio organismo, può essere dannoso: ovviamente ho provato in prima persona. Bisogna bere, mangiare ed integrare anche e soprattutto per quello che il tuo organismo richiede in quella circostanza. E per arrivare a ciò ci vuole un po' di tempo. Sono sulla strada.

La mia GTV è stata piuttosto lenta, perché sono lento. Ma come al Neander Trail, ho constatato che dopo i 40/45 Km mi sento come 'nuovo'. Sarà la prospettiva del traguardo? Vedremo successivamente.

Le rilevazioni del GPS Garmin 310XT (Ver. 4.2):

Distanza: 52,79 km
D+: 3.345
D-: 3.343

Alla prossima.