Neander Trail

Qualche mese fa, durante una riunione in società per programmare e definire le partecipazioni di tutti, e sull'onda del continuo e mai spento entusiasmo, avevo manifestato  l'intenzione a parteciapare al Cro -Magnon. Penso: sono stato sorteggiato per la CCC, perché non impegnarmi nella stessa distanza con il dovuto anticipo?

Non ricevetti risposta. Ma, all'unisono, vidi scuotere la testa di tutti i: destra-sinistra, sinistra-destra. Più volte Era un cordiale invito ad evitare, almeno per quest'anno. Accettai il riscontro. E mesi dopo scoprii anche il perchè. Io stesso credo che, ad oggi, non ho ancora la preparazione mentale per poter sopportare non tanto i km, ma 'salite decise e discese salate'. Mi ri-cimenterò, allora, nel Neander Trail! Mio primo Trail importante l'anno scorso.

Seconda parte del percorso lungo. Meno panoramico, meno spettacolare, ma di una durezza che anche se non hai già più di 55  km nelle gambe, si fa sentire. Tantissima discesa su terreno dove neanche il miglior Giucas Casella riuscirebbe a camminare. Rocce di granito ovunque, anche a ridosso di Montecarlo.

Con mio fratello, Gianfranco e Massimo, si decide scendere in treno. La favorevole combinazione logistica ci fa arrivare alla stazione di Cap d'Ail per tempo. Ma la stazione di Cap d'Ail dista circa tre km dalla partenza del pullman: km che percorriamo lungo il 'bord de mer' con borse sotto il sole cocente di mezzodì. Arriviamo comunque con un buon anticipo che ci permette di mangiare qualcosa. Con gli altri partecipanti ci accomodiamo. Appena in moto il pulmann un signore dell'organizzaizone ci dice: - se state male per le curve, alzate il braccio che ci fermiamo. Burp! Avrò fatto bene a mangiare la mia insalata di farro e orzo? Ri-burp! Le curve tortuose iniziano da subito, ma non accadrà nulla. A nessuno.

Le gambe degli atleti trasbordano dal sedile. Sono tutte ben definite e muscolose. E un complesso d'inferiorità che mi porto dietro da un bel po' da quando pratico questo sport. D'accordo che provengo dal nuoto, d'accordo che sono ancora nella fase di 'costruzione', ma non c'é paragone. Quadricipiti e polpacci non hanno a che vedere con i miei. Un altro  pianeta. Che ci faccio li seduto allora?

Cuffie in testa mi distraggo. Si sale decisamente e dopo un po' di curve, passiamo da un tratto asfaltato che è passaggio della gara: uno dei primi (Zarantonello) cammina. E' vero, sono già tanti km (intorno al 70°), ma il terrore si diffonde. Arriviamo a Camp d'Argent, clima fresco e temperato, musica e una piacevole ma contenuta confusione accoglie tutti.

I primi del CRO sono passati da un pezzo. Ma dal monte continuano ad arrivare. Chi sofferete, chi sorridente. Alessandro è transitato intorno al 20° posto. Francesco 'Espansione' arriva anche lui presto. Ma ha tirato troppo. Si 'nasconde' nel ristoro per recuerare, pochi di noi lo notano. Maestro Riccardo arriva di buon umore. Completerà il 'viaggio' con un ottimo tempo. E' la volta di Federico, stanco fuori. Appena partito 'dentro'. Arriva anche Francesco, a corto di allenamento ma sorridente. Luca si è fermato per problemi 'esterni' alla corsa: un'allergia epidermica. Era nei primi 50. Enrico con la sua inconfondibile capigliatura sta meglio di tutti e lo urla anche. Bene così.

Noi dobbiamo ancora partire, ma sappiamo e conosciamo quella fatica. Per quanto possibile si aiuta a riempire borracce, passare un piatto di pasta. E scambiare due parole, quelle che danno input importanti e condizionanti. Scatto foto, incito, applaudo, dimeticandomi per un attimo della mia partenza. Poi, con il tempo che stringe, inzio a cambiarmi.

Sto bene. la mia preparazione è ben diversa dall'anno scorso. Un po' di kg in meno. Una gamba più presente. Punzonatura, tre, due, uno, via! Piccolo ghirigori per filtrare il gruppo. La prima discesa sarà su single-track. Mi fratello mi tira subito. Ma, cazzarola, anche se tengo, so già che non devo farlo.

In poco tempo io, Fabio, Massimo e il Grande Gino siamo assieme. Abbiamo lo stesso ritmo, ma per rompere le palle, ricordo sempre che per me (ma forse anche per gli altri) quell'andatura è troppo alta, avendo in prospettiva quasi 60 km. Stiamo andando ad una media di 7 km/h. Lunghi tratti di discesa invogliano e tirano, lo so. Ma la cautela non
è mai troppa.

Cerco di essere preciso: i nuovi gel consigliati da un Top-Runner sembrano siano ben recepiti: gusto piacevole, ottima composizione e nessun fastidio di transito nello stomaco. Bevo il giusto. Arriviamo al Col d'Ablé, poco meno di 20 km, in 2h 40'. Poco prima, il grande Gino ci allarma: problemi d'intestino lo richiamano nel bosco. Per qualche minuto lo perdiamo. Arriva poco dopo di noi al ristoro, ma riparte prima.

Sto ancora bene, anche se inizio a sentire qualcosa. Qualcosa che si concretizzere intorno al 25 km: nausea. Causa? Non credo i gel, alla fine sono solo tre quelli assunti. Più verosimile il fatto di aver tirato troppo. Al 30° Massimo e Gino superano me e mio fratello, che mi accompagnerà sino alla fine. Sono le 22 passate, da poco abbiamo acceso la frontale.

Il percorso non è impegnativo, ma riesco solo a camminare. A volte più veloce, a volte più lentamente. Carrareccie e un poco di asfalto ci avrebbero tirato, e invece. Punto di controllo prima della salita a Mont Ours. Seppur con difficoltà, salgo discretamente. La ricordo non troppo impegnativa, e neppure troppo lunga. La cima arriva presto.

Ora la prima discesa massacrante, che ci portera al Col des Banquettes. Primo tratto impossibile correrlo, almeno per me. Vuoi per le tante pietre disseminate, vuoi per la costante nausea che mi tiene  ancora di più a freno. Per poco ho il dubbio che il ristoro sia stato spostato. Scendi e scendi e non vedi e senti nulla. Di fronte, invece, la salita al Baudon illuminata dalle numerose frontali.

La discesa si fa un po' corribile, e all'improvviso ecco le luci, e la musica, del ristoro. Sto leggermente meglio, ma chissà. Mi siedo un attimo. Cambio le pile alla frontale, salvo poi scoprire che avevo attivato l'intensità minima: ecco il perché della luce debole. M'imbibino di coca-cola: effetto placebo o reale, sembra mi sia iniettato adrenalina pura.

Primo strappetto tosto, poi mi sembra di volare. In questo tratto è mio fratello che m'invita ad andare piano. M'incazzo con chissà chi e che cosa: ma stare cosi per tutta la gara era un peccato??? Inizia una nuova Neander. Ci accodiamo ad un gruppetto del CRO, ma le gambe mi tirano. Li superiamo e arriviamo in cima in meno di un ora. Non un tempone. Ma
neanche molto.

Ora un'altra Neander ancora. L'effetto della bevanda svanisce. Non divento mollo, ma torna la nausea. La discesa dal Baudon la conoscono e la ricordo. Difficile, sembra quasi alpinismo. Le gambe ci sono. Ma gli alluci di entrambi i piedi iniziano a farsi sentire. Arrivati in fondo ora l'obiettivo è la salita alle antenne. Cosi vicine, cosi lontane.

Alcuni ci superano, alcuni li superiamo. Un concorrente del CRO parla e sparla: ha sonno ed è stanchissimo. Non riesco a consolarlo anche perché io non sto molto meglio. Spesso con la testa china come se ad alzarla potessi vomitare. Situazione che sfioro quando in cima alla collina. Mi fermo un attimo, sto per buttarmi due dita in gola. Ma vaffanculo! No! Tengo duro e metto in pratica alcuni suggerimenti, semplici e banali: massaggio lo stomaco. Tutto qua.

Un gruppo torna indietro dopo aver perso il sentiero: situazione uguale a quanto accaduta a me l'anno scorso. Si scende su sentiero che costeggia il monte. Davanti a noi un concorrente tiene un buon passo, ci accodiamo. Poi respira anche lui. Camminiamo sempre decisi, per quanto decisi possiamo essere dopo più di 45 km intensi.

Un po' di stanchezza affiora. Sbuchiamo sull'asfalto, qualche centinaio di metri costeggiamo il Golf Club. Ora deviazione nel bosco che ci porterà alla Turbie e relativo punto di controllo. Poi piccola deviazione rispetto all'anno scorso e si sale sopra il paese per poi scendere a capofitto ed arrivare al punto acqua.

Un foglio scritto a mano ci informa che la Spagna ha battuto la Francia due a zero. Beviamo una coca-cola e salutiamo Francesco che all'improvviso è spuntato alle nostre spalle: lo credevamo già al traguardo con Federico. Invece si sono persi più in alto e hanno deviato per quasi 45 minuti totali. Lui ci ha raggiunti, Federico sta scendendo con Mauro.

Albeggia, e nonostante stanchezza e malessere le belle sensazioni si manifestano. Passiamo sopra Montecarlo, la cittadina non è un granché, ma il panorama è comunque di effetto. Sto meglio e affronto gli ultimi km sereno e felice. Gli ultimi due ri-correndo: la discesa alla passeggiata e il relativo bord de mer li superiamo velocemente.

Alla fine non sento quasi la stanchezza. E' logico Daniele: hai camminato per più di 30 km! Ma non ho voglia di cercate spiegazioni logiche e razionali. In fondo me la sono goduta anche così.

Qui un bel po' di immagini. Due interessanti interventi sulla manifestazione: Digiae e Pietro, Gran Capo di questa eccellente manifestazione.