E' vero. Questo spazio personale, ad oggi, è monopolizzato da un solo argomento. Ma sto ancora cavalcando sull'onda dell'entusiasmo, della novità, capitemi. Sono state settimane di tranquilli allenamenti. Spesso con Federico e il Grande Gino, a volte con mio fratello, un paio di volte con Davide, prossimo partecipante ad uno delle competizioni storiche di Endurance: The Western States Endurance Run. Correrà proprio mentre io scenderò da Cap d'Argent verso Montecarlo, nella sorella minore del CRO-Magnon, la Neander Trail.
Proprio con Davide sono ripassato in luoghi della mia infanzia. Quei prati che calpestavo da bambino. Ed ho pensato che.
Il Trail Running, probabilmente, è sempre esistito.
Il Trail Running, probabilmente, lo abbiamo spesso praticato.
Non esisteva un circuito ad anello. Neanche dai monti al mare o viceversa. Il più organizzato era quello a Margherita. Borse, giacche e genitori seduti al centro del prato. Noi che con ritmo costante salivamo e scendevamo prima da quella parte, poi dall'altra. Avevamo qualche vantaggio: il ristoro sempre li, appunto al centro. La direzione della gara, i volontari e il soccorso sempre quasi visibili. Uscivamo solo in presenza di sole e poche nuvole. E finita la giornata non dovevamo guidare per tornare a casa.
Avevamo qualche svantaggio: le scarpe basse, senza ammortizzamento. Ma già un inizio di barefoot running. L'abbigliamento era di cotone vario, a volte lana, poco tecnico. Eravamo meno attenti alla sicurezza, anche se la direzione spesso si raccomandava: tagli pochi, sbucciature molte.
Durante i tratti corsi da solo, spesso mi è tornato in mente il bambino che ero e che correva senza mai provare cosa era la fatica. Avevo, avevamo, l'argento vivo. Correvamo per piacere di cadere sull'erba o per il gusto di essere primi a superare il traguardo dell'albero laggiù in fondo. Correvamo perché, già allora, volevamo un po' fuggire dalla città.
E' una visione personale e disincantata. Un armarcord che però mi piace sempre portare dentro. E che ha sempre uno spazio riservato nel mio interpretare questo sport.
Proprio con Davide sono ripassato in luoghi della mia infanzia. Quei prati che calpestavo da bambino. Ed ho pensato che.
Il Trail Running, probabilmente, è sempre esistito.
Il Trail Running, probabilmente, lo abbiamo spesso praticato.
Non esisteva un circuito ad anello. Neanche dai monti al mare o viceversa. Il più organizzato era quello a Margherita. Borse, giacche e genitori seduti al centro del prato. Noi che con ritmo costante salivamo e scendevamo prima da quella parte, poi dall'altra. Avevamo qualche vantaggio: il ristoro sempre li, appunto al centro. La direzione della gara, i volontari e il soccorso sempre quasi visibili. Uscivamo solo in presenza di sole e poche nuvole. E finita la giornata non dovevamo guidare per tornare a casa.
Avevamo qualche svantaggio: le scarpe basse, senza ammortizzamento. Ma già un inizio di barefoot running. L'abbigliamento era di cotone vario, a volte lana, poco tecnico. Eravamo meno attenti alla sicurezza, anche se la direzione spesso si raccomandava: tagli pochi, sbucciature molte.
Durante i tratti corsi da solo, spesso mi è tornato in mente il bambino che ero e che correva senza mai provare cosa era la fatica. Avevo, avevamo, l'argento vivo. Correvamo per piacere di cadere sull'erba o per il gusto di essere primi a superare il traguardo dell'albero laggiù in fondo. Correvamo perché, già allora, volevamo un po' fuggire dalla città.
E' una visione personale e disincantata. Un armarcord che però mi piace sempre portare dentro. E che ha sempre uno spazio riservato nel mio interpretare questo sport.