Programmata mesi prima, alla Maratona di Roma riesco a partecipare e soprattutto arrivare al traguardo. Scendo nella capitale in treno, anticipando gli altri per andare a ritirare il pettorale entro il tempo limite (...è già s'inizia a stare dietro il tempo...). Il Maraton Village è affollato, rumoroso e colorato. Il ritiro del pettorale e del pacco gara è veloce nonostante i tanti atleti presenti. Il percorso per uscire è - quasi - obbligatorio tra i diversi stand degli sponsor, aziende e rappresentanze di altre maratone nel mondo.
Qualche fermata di metro e poi via a camminare verso Trastevere. In barba al risparmio delle forze, passeggio al Circo Massimo e mi godo il tramonto. Arrivo all'alloggio prenotato senza avvisare. Nessuno è presente: telefono e la proprietarà simpaticamente m'invita a prendermi un caffé nel quartiere: tra 20 minuti il suo collaboratore sarà li.
Dopo le pratiche del caso, esco di nuovo e mi dirigo verso Campo de' Fiori. Le 4 ore in treno le ho patite un poco: stare seduto tanto non mi garba, e allora via a camminare. Arrivano gli altri in tarda serata, sono passate le 22. Tempo di parcheggiare e lasciare bagagli, andiamo a mangiare qualcosa: cacio e pepe alle 23.
Sveglia alle 7, si ci veste e mangia qualcosa. Usciamo che Trastevere dorme. I mezzi di pulizia ancora non sono passatie il sabato romano è li che sta ancora sonnecchiando.
La giornata e soleggiata. Dopo un poco scorgiamo i primi maratoneti che anche loro hanno deciso dirigersi al Colosseo a piedi. Prendiamo un caffé un po' prima del Circo Massimo, poi lo costeggiamo. Ora l'affollamento è alto, così come è presente e si sente un po' di agitazione. Nulla di particolare, non ambisco a tempi e il buon senso non me lo permette: è la prima maratona, senza preparazione specifica. Toglierò minuti dal tempo finale alle successive partecipazioni.
Le transenne iniziano ad incanalarci. La musica è alta. E i bagni chimici non sufficienti per tutti. Un paio di muri vengo presi d'assalto. Anche io ne approfitto, per due volte, e quando li davanti ai mattoni rossi, mi scuso con chi, secoli prima era li a costruirlo. Non è riconoscente questo gesto. E' un'immagine, un pensiero spazio-temporale che ha poco senso, ma sincero.
Il Colosseo è li che guarda e aspetta con ansia la partenza. I turisti saranno sempre tanti ogni giorno dell'anno, ma la calca ora presente è davvero densa. Ci dirigiamo verso il nostro cancello, ma poco prima di arrivarci lo chiudono. Il tempo stringe, tanti atleti sono ancora fuori. Il giro che avremo dovuto fare per schierarci sulla via dei Fori Imperiali sarebbe stato troppo lungo. Tempo di arrivare e si parte.
Si cammina per un poco, poi sino a Piazza Venezia si corre piano-piano, per fermarci subito sotto il Campidoglio: la salita rallenta tutti. Scendiamo verso Ostiense. I primi km sono una festa vera e propria. Si parla, si guarda la città e si osserva chi vestito in modo particolare.
Cerco di tenere un ritmo basso. Dico a mio fratello che se la facciamo 7' al km, la finiamo bene per essere la prima volta. Ma. Ma purtroppo questo tempo sembra troppo alto per il nostro inconscio che comanda le gambe. I primi km, escluso quello dopo il ristoro, saranno sempre più 'veloci'. E' un allenamento nell'allenamento saper tenere il ritmo su distanze lunghe. Ci allontaniamo dal centro, prima la Piramide, poi - ahimé - a fianco del traffico domenicale romano. La città è pur sempre grande e popolata. Ma questi km al fianco delle auto proprio no...
Tanti applaudono. Scorgiamo Castel Sant'Angelo. Un simpatico americano mi vede con il telefono in mano, portato solo in modalità CAM, e mi chiede se voglio una foto con mio fratello. Il sorriso che uscirà per entrambi è ancora vero e non condizionato dalla stanchezza. Siamo, d'altronde, appena dopo il 15 km.
Poco dopo incontriamo di nuovo il simpatico 'atleta' che il pettorale se lo è disegnato e che con facilità si è infilato tra i partenti. Siamo intorno al 18 km, e lui, con le scarpe basse che da corsa hanno poco, si accende una sigaretta. E ride. Lo superiamo e ne perdiamo le tracce.
Qualche giro ancora e ci appare la Basilica di San Pietro nella sua maestosità. Un po' prima della Mezza Maratona, incrociamo il bus, che invece di avere il numero sul display ha scritto 'Ritirati'. Mio fratello mi fa notare che manca l'accento giusto. In ogni caso non fa per noi.
Proseguiamo e arriviamo al 21 km piuttosto bene. La musica delle consolle, presenti sul percorso anche in altri punti, ci assorda ma anche ricarica. Ai primi ristori abbiamo cercato quasi di non fermarci. In quelli siccessivi iniziamo a rallentare e camminare. Cosi come iniziamo a superare tanti che appunto ora iniziano a camminare un po' per recuperare, un po' per finire così.
Si continua. Lo Stadio Olimpico, poi si torna indietro. Fa caldo e dal 26 Km inizio a sentire un po' le gambe doloranti. Nulla di particolare. Iniziamo a costeggiare il Tevere, ci stiamo avvicinando al centro. Corro ancora, ma rallento il passo. Da ora, un dolore al quadricipite sinistro mi accompagnerà sino all'arrivo.
L'affollamento aumenta. Le transenne delimitano il percorso e impediscono ai turisti di entrare in strada, ma ho come la sensazione di perdermi tra di loro nelle strade dello shopping e dei monumenti. Al 35 Km incontriamo mio nipote Andrea che, anche se un po' provato dall'influenza, incità suo papà con un cartellone, che manco a dirlo è scritto in rossoblù.
I Sanpietrini non aiutano quando le gambe sono affaticate. Vero, un po' sono abituato al Trail. Ma qui il movimento dei muscoli delle gambe è sempre lo stesso. Non cambia mai, pur essendoci anche alcune piccole varianti di sali-scendi. Tanti applaudono, c'é un bel clima, ma non riesco a godermelo come avrei voluto. Anche se per poche volte, mi fermo e cammino per un centinaio di metri. Piazza del Popolo è laggiù. Sarà la prospettiva insieme alla stanchezza, ma sembra lontanissima.
Ci arriviamo, e riesco ancora a tenere alta la testa. Non voglio ne posso perdermi questo piacere, cosi come a Piazza di Spagna e dal Vittoriano. Ci siamo quasi, ma non ci sono le mie gambe. Appena prima di girare dietro il Colosseo lo sguardo cade per terra: segni di chi lo sforzo lo ha espluso sono ben delineati. E nello stato in cui ero, poco ci mancava. Vedo la bandiera dei 42 Km, Caso vuole che in quel momento il disco che esce a tutto volume delle casse è quello che meglio celebra la capitale. La voce di Venditti ci accomagna e spinge sin sotto al traguardo.
Medaglia, ritiro chip e telo termico. Mi ristoro con del té. Al momento non mi entra altro nello stomaco. Usciamo lungo i Fori Imperiali evitando i tanti atleti seduti per terra in cerca di relax, tanti altri stremati dallo sforzo. Incaritamo spesso nei teli termici che il vento spinge ovunque. Cerchiamo un bus, ma la viabilità è modificata oggi e non se ne vede uno nel capolinea abituale. Scegliamo di tornare a Trastevere a piedi. Ultima sosta a metà strada per una coca-cola in bottiglietta. Alé, è andata!
Qualche fermata di metro e poi via a camminare verso Trastevere. In barba al risparmio delle forze, passeggio al Circo Massimo e mi godo il tramonto. Arrivo all'alloggio prenotato senza avvisare. Nessuno è presente: telefono e la proprietarà simpaticamente m'invita a prendermi un caffé nel quartiere: tra 20 minuti il suo collaboratore sarà li.
Dopo le pratiche del caso, esco di nuovo e mi dirigo verso Campo de' Fiori. Le 4 ore in treno le ho patite un poco: stare seduto tanto non mi garba, e allora via a camminare. Arrivano gli altri in tarda serata, sono passate le 22. Tempo di parcheggiare e lasciare bagagli, andiamo a mangiare qualcosa: cacio e pepe alle 23.
Sveglia alle 7, si ci veste e mangia qualcosa. Usciamo che Trastevere dorme. I mezzi di pulizia ancora non sono passatie il sabato romano è li che sta ancora sonnecchiando.
La giornata e soleggiata. Dopo un poco scorgiamo i primi maratoneti che anche loro hanno deciso dirigersi al Colosseo a piedi. Prendiamo un caffé un po' prima del Circo Massimo, poi lo costeggiamo. Ora l'affollamento è alto, così come è presente e si sente un po' di agitazione. Nulla di particolare, non ambisco a tempi e il buon senso non me lo permette: è la prima maratona, senza preparazione specifica. Toglierò minuti dal tempo finale alle successive partecipazioni.
Le transenne iniziano ad incanalarci. La musica è alta. E i bagni chimici non sufficienti per tutti. Un paio di muri vengo presi d'assalto. Anche io ne approfitto, per due volte, e quando li davanti ai mattoni rossi, mi scuso con chi, secoli prima era li a costruirlo. Non è riconoscente questo gesto. E' un'immagine, un pensiero spazio-temporale che ha poco senso, ma sincero.
Il Colosseo è li che guarda e aspetta con ansia la partenza. I turisti saranno sempre tanti ogni giorno dell'anno, ma la calca ora presente è davvero densa. Ci dirigiamo verso il nostro cancello, ma poco prima di arrivarci lo chiudono. Il tempo stringe, tanti atleti sono ancora fuori. Il giro che avremo dovuto fare per schierarci sulla via dei Fori Imperiali sarebbe stato troppo lungo. Tempo di arrivare e si parte.
Si cammina per un poco, poi sino a Piazza Venezia si corre piano-piano, per fermarci subito sotto il Campidoglio: la salita rallenta tutti. Scendiamo verso Ostiense. I primi km sono una festa vera e propria. Si parla, si guarda la città e si osserva chi vestito in modo particolare.
Cerco di tenere un ritmo basso. Dico a mio fratello che se la facciamo 7' al km, la finiamo bene per essere la prima volta. Ma. Ma purtroppo questo tempo sembra troppo alto per il nostro inconscio che comanda le gambe. I primi km, escluso quello dopo il ristoro, saranno sempre più 'veloci'. E' un allenamento nell'allenamento saper tenere il ritmo su distanze lunghe. Ci allontaniamo dal centro, prima la Piramide, poi - ahimé - a fianco del traffico domenicale romano. La città è pur sempre grande e popolata. Ma questi km al fianco delle auto proprio no...
Tanti applaudono. Scorgiamo Castel Sant'Angelo. Un simpatico americano mi vede con il telefono in mano, portato solo in modalità CAM, e mi chiede se voglio una foto con mio fratello. Il sorriso che uscirà per entrambi è ancora vero e non condizionato dalla stanchezza. Siamo, d'altronde, appena dopo il 15 km.
Poco dopo incontriamo di nuovo il simpatico 'atleta' che il pettorale se lo è disegnato e che con facilità si è infilato tra i partenti. Siamo intorno al 18 km, e lui, con le scarpe basse che da corsa hanno poco, si accende una sigaretta. E ride. Lo superiamo e ne perdiamo le tracce.
Qualche giro ancora e ci appare la Basilica di San Pietro nella sua maestosità. Un po' prima della Mezza Maratona, incrociamo il bus, che invece di avere il numero sul display ha scritto 'Ritirati'. Mio fratello mi fa notare che manca l'accento giusto. In ogni caso non fa per noi.
Proseguiamo e arriviamo al 21 km piuttosto bene. La musica delle consolle, presenti sul percorso anche in altri punti, ci assorda ma anche ricarica. Ai primi ristori abbiamo cercato quasi di non fermarci. In quelli siccessivi iniziamo a rallentare e camminare. Cosi come iniziamo a superare tanti che appunto ora iniziano a camminare un po' per recuperare, un po' per finire così.
L'affollamento aumenta. Le transenne delimitano il percorso e impediscono ai turisti di entrare in strada, ma ho come la sensazione di perdermi tra di loro nelle strade dello shopping e dei monumenti. Al 35 Km incontriamo mio nipote Andrea che, anche se un po' provato dall'influenza, incità suo papà con un cartellone, che manco a dirlo è scritto in rossoblù.
I Sanpietrini non aiutano quando le gambe sono affaticate. Vero, un po' sono abituato al Trail. Ma qui il movimento dei muscoli delle gambe è sempre lo stesso. Non cambia mai, pur essendoci anche alcune piccole varianti di sali-scendi. Tanti applaudono, c'é un bel clima, ma non riesco a godermelo come avrei voluto. Anche se per poche volte, mi fermo e cammino per un centinaio di metri. Piazza del Popolo è laggiù. Sarà la prospettiva insieme alla stanchezza, ma sembra lontanissima.
Ci arriviamo, e riesco ancora a tenere alta la testa. Non voglio ne posso perdermi questo piacere, cosi come a Piazza di Spagna e dal Vittoriano. Ci siamo quasi, ma non ci sono le mie gambe. Appena prima di girare dietro il Colosseo lo sguardo cade per terra: segni di chi lo sforzo lo ha espluso sono ben delineati. E nello stato in cui ero, poco ci mancava. Vedo la bandiera dei 42 Km, Caso vuole che in quel momento il disco che esce a tutto volume delle casse è quello che meglio celebra la capitale. La voce di Venditti ci accomagna e spinge sin sotto al traguardo.
Medaglia, ritiro chip e telo termico. Mi ristoro con del té. Al momento non mi entra altro nello stomaco. Usciamo lungo i Fori Imperiali evitando i tanti atleti seduti per terra in cerca di relax, tanti altri stremati dallo sforzo. Incaritamo spesso nei teli termici che il vento spinge ovunque. Cerchiamo un bus, ma la viabilità è modificata oggi e non se ne vede uno nel capolinea abituale. Scegliamo di tornare a Trastevere a piedi. Ultima sosta a metà strada per una coca-cola in bottiglietta. Alé, è andata!