Si! Genova siamo noi.

Imponente quanto l'esondazione del Fereggiano, la risposta dei volontari ha caratterizzato la domenica genovese successiva all'alluvione. Migliaia di ragazzi hanno prestato tempo e forze per ripulire fondi, negozi, cantine e strade.


Sabato telefono alla sezione del municipio come indicato e suggerito nelle varie comunicazioni via tv e web. Confermo la mia disponibilità come volontario e lascio il  numero di cellulare. L'operatrice ringrazia e chiude la chiamata. L'emotività è ancora forte e presente in chi ha subito danni. La confusione potrebbe anche solo far aumentare la rabbia. Per ora aspetto.

Alla sera sento telefonicamente un amico: mi riferisce che la cantina dei suoi genitori è allagata. Ci risentiremo Domenica per un aiuto. Nel primo pomeriggio non piove più. Lo stesso amico mi informa che per strada ci sono tantissimi volontari. La zona dove ora si trova è di quelle allagate, ma un po' più nascosta: serve aiuto. Decido, quindi, di raggiungerlo. Cammino tra una confusione sorprendentemente ordinata. Spunta qualche raggio di sole.

Il divieto di circolazione imposto dal comune non viene rispettato da molti. Questo crea   confusione e induce  la polizia municipale a chiudere le vie interessate alla pulizia. I veicoli di servizio sono molti e hanno la necessita di muoversi, anche con velocità: dai locali escono quintali di detriti e fango.

Centinaia i ragazzi con guanti, pale e stivali. Si respira un'aria serena anche se le morti avvenute e i danni provocati sono certamente presenti nella memoria di tutti. Ma è magnifico vedere cosi tanti giovani che prestano aiuto. Mi emoziono: la risposta di Genova, della Genova del futuro, è questa.

Arrivo a destinazione. La via, anche se piccola e nascosta, è invasa dal fango. Recupero una pala e mi associo ai tre ragazzi già presenti. Tempo 15 minuti siamo in una decina. Dedico  un paio di ore a raccogliere il fango che sembra non finire mai. Alla fine anche io sarò riempito nell'orgoglio di aver fatto quel poco che era indispensabile fare. Torno verso casa con una bottiglietta di acqua in mano e più genovese di prima. Anche nella via del ritorno è piacevole vedere le strade, solitamente trafficate di automobili, affollate da tantissime persone, dove chi ancora raccoglie terra e detriti con le mani. Tutti sporchi di fango. Coscienti di quanto avvenuto. Certi che nella loro Genova non accadrà più.